Di Maria Francesca Bernava
“Mamma, perché sulla scatola della macchina rossa c’è la foto solo di un maschio? Anch’io voglio giocare con la macchina rossa, anzi da grande ne voglio una vera perché quando sono alta come te voglio fare quella che guida le macchine”.
Viola si stupisce, anzi a dirla tutta, non le piace proprio che nel reparto giochi del supermercato ci siano i “giochi per le femmine” e i “giochi per i maschi”.
A lei il mini aspirapolvere e gli smalti per le unghie non interessano e di bambole ne ha già tante. Viola vuole guidare le macchine. Le macchine rosse.
Poco più in là, sempre nel reparto dei giochi per i maschi, una mamma sgrida il suo bambino che piange e fa i capricci: “non fare la femminuccia, Andrea!”
Viola lo guarda, vorrebbe andargli incontro e proporgli di giocare insieme con la macchina rossa, mentre pensa che tutti i bimbi piangono, i maschi come le femmine, che differenza fa?
Quando è in prima elementare, la maestra chiede ai bambini di comprare i cartoncini colorati per il lavoretto di fine anno.
“Io lo faccio rosso!” esulta Viola.
“Li faremo di due colori” chiarisce la maestra. “Le bambine useranno i cartoncini rosa, i bambini quelli azzurri”.
“Perchè non posso scegliere il colore che mi piace?”, si chiede Viola.
Il tempo passa e Viola diventa una giovane donna sensibile e curiosa, sogna di fare l’ingegnere meccanico perché la sua passione per le macchine rosse è più forte che mai. Anzi, adesso oltre a guidarle, le vuole proprio progettare.
Si laurea a pieni voti, delle macchine sa tutto: la naturalezza con cui apre il cofano della sua macchina è la stessa con cui si apre una scatola di cioccolatini.
Un giorno risponde ad un annuncio di lavoro molto interessante: cercano un Ingegnere meccanico per la funzione Ricerca & Sviluppo di una famosa azienda automobilistica. Fa niente se dovrà trasferirsi, purché il lavoro sia interessante, ovvio.
Viola si prepara minuziosamente per il colloquio: esplorare da cima a fondo il sito web della società le sembra il minimo che possa fare, così passa intere serate a leggere articoli di settore e a raccogliere informazioni sui competitors, fa un bilancio preciso e approfondito delle sue competenze, dei progetti che ha seguito e dei risultati raggiunti; sa bene cosa vuole per il suo futuro.
Il giorno del colloquio approfitta dei minuti di anticipo per guardarsi intorno e osservare le persone che si spostano da un ufficio all’altro, si salutano e si scambiano idee davanti a un caffè.
Sta aspettando di incontrare il Manager del Team R&S e intanto ascolta.
“Ho saputo che per il Team R&S stanno cercando un nuovo ingegnere” capta Viola dalla porta aperta dell’ufficio accanto.
“Uomo o donna?” chiede un altro.
“Non lo so. Certo è che se facessi io i colloqui sarebbe semplice: se è F**A la prendiamo donna”.
Risate. “Ma perché non li fanno fare a te i colloqui!?” gli risponde l’altro. Ancora risate.
Viola decide, nell’attesa, di concentrarsi sul suo colloquio.
Poi succede che la vita va avanti e Viola lavora nell’azienda del famoso colloquio, nel Team R&S, ormai da 4 anni.
È una professionista stimata e competente, ama il suo lavoro e ama anche Valerio, il suo compagno.
Il Manager del Team R&S un giorno la convoca nel suo ufficio per parlarle di una nuova opportunità professionale. Le interessa e sarà promossa.
Quando Viola gli fa presente che tra qualche mese arriverà Giorgia – sua figlia – il Manager si congratula e poi aggiunge: ma perché proprio adesso che sei ancora giovane?
A quel perché Viola non risponde ma accenna un sorriso: sta già pensando a come organizzerà la sua vita tra Giorgia, Valerio ed il suo nuovo lavoro.
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