Di Daniel Boeke
AAscoltate! Sentite! Toccate! Annusate! Pensate,Ascoltate! Sentite! Toccate! Annusate! Pensate, riflettete, ammirate, guardate, camminate, correte, tuffatevi, e ogni tanto fermatevi! Fermatevi e ascoltate.
Ascoltate i colori, i profumi, ascoltate ciò che toccano le vostre mani, ciò su cui camminano i vostri piedi, ascoltate l’aria che si muove attorno a voi, ascoltate la musica che emana tutto quello che avete attorno.…ascoltate l’aria che si muove attorno a voi…Scoprite il tempo.Corriamo, sempre, da un luogo all’altro, inseguendo i nostri obbiettivi, i nostri fini e quelli degli altri, non ci fermiamo quasi mai, forse nella paura che nell’immobilità si trovi il vuoto. Fermatevi, e date vita al tempo, quello senza scadenza, senza termine o obbiettivo.Fermatevi, e date vita al tempo…Fatelo vivere ed esso si moltiplicherà dentro di voi, e imparerete a brandirlo e a deformarlo, a renderlo elastico e a vivere d’accordo con esso. Sarà una scoperta incredibile.La musica è tempo, e come esso è vita.La musica è tempo, e come esso è vita. È Il linguaggio che fa ricordare e dimenticare, ci unisce, ci mostra che questo tempo è e basta ed è di tutti.
Il tempo è uno dei beni più preziosi che abbiamo, e dobbiamo tornare ad apprezzarlo nella sua semplicità.Lei sicuramente si prenderà cura di voi se glielo permetterete.Chiudete gli occhi, prendetevi questo tempo, e, se volete, fatevi guidare dalla musica in tutte le sue caleidoscopiche manifestazioni. Lei sicuramente si prenderà cura di voi se glielo permetterete.
“Take care of the music, and it will take care of you” T. Barkan
Domenica 12 febbraio
Buona Domenica a tutti!
Oggi chiudo la mia settimana come Dj per Radio Concreta proponendovi una musica molto particolare. Morton Feldman è stato uno dei compositori più particolari e freschi dell’ultimo secolo. Una persona che per tutta la sua produzione è rimasta indifferente ai manierismi esistenti, ed ha creato cosi un linguaggio interamente suo, inconfondibile.
Uno degli aspetti incredibilmente interessanti (oltre alla lunghezza alquanto epica dei suoi lavori..) è la capacità della sua musica di annullare lo scorrere del tempo, non essendo musica che ha un fine, uno scopo, un A e un B. Esiste e basta, e così si fa apprezzare.
Prendetevi il tempo, oggi, per sedervi ed ascoltare questo pezzo (ho scelto uno dei più corti…) e godetevi un momento fuori dal tempo.
Se qualcuno dovesse volere spiegazioni o informazioni ulteriori su compositori e/o pezzi passati questa settimana, chiedete pure!
Buon ascolto, e grazie di aver ascoltato i giorni passati.
Daniel Boeke
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Sabato 11 febbraio
Sabato mattina, si esce dal letto in valzer..
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Animaletti | Acqua | Tempo | Ballare
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Venerdì 10 febbraio
Be Bird today!
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Giovedì 9 febbraio
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Mercoledì 8 febbraio
Good Morning vibes from Japan….
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John Zorn
polistrumentista, improvvisatore e compositore, di musica jazz ma anche di musica contemporanea, scrive nel 2011 questo pezzo (in realtà un intero album) facendosi ispirare dalla poesia di Arthur Rimbaud, in questo caso Il Battello Ebbro. Seguite nella musica l’ondeggiare ubriaco fra le onde della bave, fino alla tempesta dove va incontro a uno scoglio sfracellandosi con gran baccano e alla quiete dopo la tempesta.
Mi concedo un post di spudorata pubblicizzazione del mio ensemble di musica contemporanea Oerknal! (big bang), con una nostra registrazione live di qualche anno fa..
Buon ascolto!
“Il Battello Ebbro”
Mentre scendevo il corso di fiumi impassibili,
Non mi sentii più trainato con le funi dell’alaggio:
Bersagliati i miei uomini da Pellerossa striduli,
Inchiodato nudo a variopinti pali l’equipaggio.
Non mi curavo dei carichi nella mia stiva,
Portassi tela di Fiandra oppur cotone inglese;
Mentre con la mia ciurma anche il chiasso moriva,
I Fiumi mi lasciarono andare alle mie discese.
Tra sciarbodii furiosi di maree, l’altro inverno,
Più sordo del cervel d’un bimbo, corsi a tentoni.
E le Penisole fluttuanti in derive senza governo
Non subirono mai più trionfali scrolloni.
La tempesta ha benedetto le mie sveglie marittime;
Più lieve d’un tappo danzai per dieci notti su onde
Che sono chiamate “eterne portatrici di vittime”,
Senza rimpiangere i fari e le loro insulse ronde.
Più dolce che le mele asprigne per un bambino,
L’acqua smeraldo penetrò nel mio scafo d’abete,
Lavando le tracce di vomito e le macchie di vino,
Sperdendo àncora e timone nell’azzurra quiete.
Da allora mi sono bagnato nel Poema del Mare,
Infuso d’astri e fatto lattescente, ho divorato
Ogni ceruleo verde, ove a volte vedi fluttuare,
Relitto pallido in estasi, un assorto annegato;
E ove, tingendo d’un tratto bluastre enfiagioni,
Per deliri e ritmi lenti nel rutilante calore,
Più forti dell’alcool, più vasti delle nostre canzoni,
Fermentano ancora i rossori amari dell’amore!
Conosco i cieli che esplodono in lampi, e le trombe
D’aria, e le risacche e le correnti e le sere;
Poi l’Alba eccitata come un popol di colombe,
E cose che l’uomo a volte crede di vedere.
Ho visto il sole basso, tinto di mistici orrori,
Illuminare certe fissità viola e persistenti,
Come attori d’antichi drammi, e ondosi umori
Portar via i loro brividi come scosse di battenti!
Ho sognato la notte verde di nevi abbagliate,
Che salendo lenta agli occhi dei distesi mari,
Baciava arterie di linfe mai prima osservate,
E la sveglia giallo-azzurra di fosforei cantari!
Per mesi ho seguito l’assalto del mare a uno scoglio,
Qual mandria di vacche isteriche, senza pensare
Che il grugno degli oceani in asmatico gorgoglio
Potesse sotto il piede di Maria farsi schiacciare.
Ho cozzato (pensate un po’!) in Floride di meraviglie,
Dove i fior d’occhi di pantera li distingui a stenti
Dalla pelle d’uomo! Poi arcobaleni tesi come briglie
Sotto la linea dei mari, verso glauchi armenti!
Ho visto fermentare enormi paludi, e reti
Dove un Leviatano intero marcisce tra le fratte,
E crolli d’acqua tra bonacce in lunghe quieti,
E lontananze svanire verso abissi in cateratte.
Ghiacciai, soli argento, flutti perla, cieli di braci,
Orridi relitti persi in fondo a golfi bruni,
Ove serpi giganti ròse da cimici rapaci
Cadono da contorti alberi tra neri profumi!
Da floreali spume erano le mie derive cullate,
Venti ineffabili m’alzavano in balzi volanti,
E avrei voluto mostrare ai fanciulli certe orate
D’acque azzurre, pesci d’oro, pesci cantanti!
A volte, martire stanco di poli e paralleli,
Il mare coi suoi singhiozzi addolciva il mio rollìo,
Sollevando ombre a ventose gialle in floreali steli.
E come donna in ginocchio, così restavo io…
Quasi isola, sballottando sui miei bordi i liquami
E gli strilli d’uccelli ciarloni con pupille chiare,
Io vogavo, quando attraverso i miei fragili fasciami
Vennero in me a ritroso annegati a riposare…
Ora, io, perso in una chioma di baie, battello
Gettato dal ciclone nell’etere senza volatili,
Carcassa ebbra d’acqua che nel suo mulinello
Non troveranno i Monitors né i velieri anseatici;
Io, sorto da brume viola, libero e vaporoso,
Che il cielo rosseggiante traversai come un muro,
e che porto (per i buoni poeti gouter gustoso)
Licheni di sole e moccio d’azzurro puro;
Io che corsi, schizzato di lunule elettriche,
Plancia folle, scortata da schiere di ippocampi,
Quando il luglio fa crollare di scosse epilettiche
I cieli d’un blu oltremare dentro a imbuti brucianti;
Io, che sentendo i gemiti dei Behemoth in calore
e dei densi Maelstrom, a cinquanta leghe, fremetti;
Io, di immobilità celesti eterno tessitore,
Io rimpiango l’Europa dagli antichi parapetti.
Ho visto arcipelaghi siderali, isole di visibili
Con cieli deliranti aperti al navigatore!
È in tali notti abissali che tu dormi e ti esili,
O Milione d’uccelli d’oro, o futuro Vigore?
Ma troppo io ho pianto, è vero. L’Albe son strazianti,
Tutte le lune sono atroci e tutti i soli amari:
L’acre amore mi ha riempito di torpori ubriacanti.
Ah, scoppi la mia chiglia! Ch’io affondi nei mari!
Se desidero un poco d’acqua d’Europa, è quello
Della pozza nera e fredda in cui il ragazzo accucciato,
Con occhi tristi, fa andare il suo fragile battello,
Come farfalla di maggio nel tramonto profumato.
Onde, non posso più, pregno di vostri languori sottili,
Seguire la rotta dei portatori di cotone,
Né nuotar sotto gli occhi d’orribili pontili,
Né aver più l’orgoglio di bandiera e pennone.
Arthur Rimbaud
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Martedì 7 Febbraio
Buondì a tutti!
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Lunedì 6 febbraio
Buonlunedì mattina a tutti!
Nei prossimi sette giorni avrò l’onore di essere il vostro DJ..
Da musicista e amante di musica nuova e strana cercherò di propinarvi un pò di chicche, più o meno conosciute, di carattere e genere vario, nella speranza di darvi dei giorni sorridenti, ma anche dei momenti di scoperta di suoni e mondi che forse non avete ancora conosciuto. Forse vi piaceranno o forse no, chissà.. Ascoltate con la mente libera e con il cuore aperto. Sentite, pensate, vivete, e fatevi smuovere dalla lingua dei suoni.
Buon ascolto!
Daniel Boeke
“Take care of the Music, and it will take care of you.” [T. Barkan]
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Quando si dice matti da legare…
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