Di Dalila Sansone e Alessandro Ristori
“Allora un lampo unisce gli occhi e il cuore con borbottio di tuono
muovono le parole e torna il tempo, torna l’energia, torna la vita”
In Quieto C.S.I.
Sono fatte così le intuizioni, in una frazione di secondo combinano sogno e possibilità, incastrandone i frammenti dentro un’idea. È nato in questo modo il ciclo di incontri che porta il titolo di Militanze Esistenziali e che prenderà il via il prossimo 20 Aprile: avevamo incontrato storie di impegno e di passione, autentiche, fatte di braccia e di testa, e si era fatta presto strada l’idea che esistesse una connessione tra le diverse scelte di vita e professionali dietro di esse; l’intuizione iniziale ha trovato conferma e abbiamo toccato con mano l’importanza delle relazioni nel costruire il valore dell’appartenenza.
Volevamo che il nome della rassegna ne fosse anche il manifesto.
La militanza è partecipazione attiva a qualcosa e niente richiede maggiore partecipazione dell’esistenza, quando le si riconosce il suo valore. Il desiderio di raccontare la militanza come segno concreto di un’esistenza piena mira a restaurare il senso di appartenenza ma anche a riconoscere all’impegno il ruolo di asse portante della convivenza tra le persone e tra di esse e l’ambiente – naturale e sociale – che le ospita.
L’insieme delle possibili forme in cui la militanza si realizza ricorda l’intrico di radici che sorregge le foreste. All’ombra del ricamo delle chiome e dei rami che si intrecciano con il cielo, le radici di alberi diversi si fondono per favorire lo scambio di informazioni, nutrienti e rafforzare la stabilità dell’intera foresta. Anche se un albero viene tagliato o muore, quell’intrico di radici continua a funzionare e a costituirne le fondamenta. Ciascuna delle storie di impegno e di passione in rassegna è uno dei punti nodali di questo intrico ideale, interconnesso e inseparabile dagli altri.
Oggi più che mai è auspicabile parlare di militanza: in una realtà satura di informazioni e interessi, di difficile decifrazione e contrastanti, incastrata in un sistema di valori mobili e spesso privi di radici sufficientemente salde, la militanza impone di scegliere da che parte stare e di fare di quella parte un modo di esistere; in aperta controtendenza, la militanza mira a creare punti di riferimento fissi, paragonabili all’ossatura montuosa di un paese o al disegno delle costellazioni sulla volta celeste.
Militare non implica la sola adesione a un’idea o una visione ma di diventarne espressione vivente, incarnando concetti astratti come identità e coerenza: significa, in definitiva, scegliere. Ma la scelta che si chiede al militante è una scelta consapevole, convinta, spesso a prezzi non facili da pagare.
Esiste una militanza educativa ed ecologica che muove dall’osservazione e dalla conoscenza dei sistemi naturali per trarne conclusioni utili alle società degli uomini. La natura segue infatti leggi e dinamiche non dissimili da quelle della mente umana: saperle riconoscere ci rende più consapevoli, capaci di coltivare il rispetto e di perseguire un equilibrio non ideologico ma frutto del bilanciamento tra ecologia, vita e pensiero.
Marco Paci, docente di ecologia presso l’Università degli studi di Firenze, racconterà come l’ecologia possa essere una chiave di lettura applicabile ai sistemi sociali e come l’apprendimento della complessità dei sistemi biologici sia strumento di prevenzione e mitigazione dell’antropocentrismo del modello sociale attuale. Ne sarà prova il ruolo che le foreste hanno avuto sull’immaginario dalla notte dei tempi e di cui storia e arte recano traccia (20 Aprile).
Il passaggio di testimone ideale porta all’esempio concreto di equilibrio tra uomo e natura della militanza letteraria e ambientale di Mattia Speranza, scrittore e socio fondatore della cooperativa In Quiete, realtà attiva nel settore dell’ecoturismo e della tutela della biodiversità e del territorio in Casentino, Appennino Tosco-Romagnolo. Speranza è autore di un romanzo sulla Resistenza in cui i valori che fecero da collante per il riscatto della libertà rivivono sullo sfondo di un ambiente naturale che è insieme riflesso e complice di uno dei momenti più duri della storia del nostro Paese, devastato dalla barbarie fascista. Dalla letteratura la militanza investe anche la natura, che l’autore e i suoi compagni hanno messo al centro di un’opera originale di riattivazione dei luoghi: la restituzione della loro anima a terre “emarginate dal progresso”offre all’essere umano l’occasione di capirsi tessera di un mosaico molto più vasto che comprende natura, storia e bellezza (25 Maggio).
Snodo ideale tra l’ambiente naturale e società civile è rappresentato dalla militanza etica e sociale di Vittorio Martone, sociologo e docente presso l’Università degli studi di Torino. Martone racconterà delle connivenze e adiacenze dei fenomeni criminali per comprenderne cause, punti di forza e debolezze, e interrogarsi sugli anticorpi della società civile prima ancora che sulle responsabilità delle classi politica e amministrativa. Particolare attenzione sarà riservata al fenomeno delle ecomafie, mettendo in luce il processo di sottrazione di beni comuni alla collettività perpetrato dall’ottusa cecità di uomini incapaci di declinare i verbi al futuro a discapito delle generazioni a venire. Troveranno spazio anche riflessioni sulla gestione dei beni confiscati alle mafie, sul valore etico e simbolico del sottrarre ricchezza alle compagini criminali per creare impresa sostenibile – soprattutto nel settore chiave dell’agroalimentare – e le relative ripercussioni sulle opportunità lavorative e di sviluppo dei territori (15 Giugno).
Chiuderà la rassegna il giornalista fiorentino Jacopo Storni, promotore di una militanza narrativa e educativa che si interroga intorno ai fenomeni migratori e alla necessità di costruire società più inclusive, basate sul riconoscimento di appartenenza reciproca. Storni focalizza l’attenzione sullo scollamento tra ragioni e problematiche reali dell’immigrazione e la sua percezione, lavorando per una narrazione che sia realmente descrittiva e non distorsiva del fenomeno. Non trascura però il ruolo degli adulti di domani: il giornalista è infatti tra gli autori di un interessante progetto che mette in contatto classi di bambini del sud e nord del mondo; attraverso lo scambio di lettere, i bambini possono raccontarsi e incontrarsi, utilizzando parole e codici estranei al pregiudizio e ai limiti dei grandi (29 Giugno).
Militanze esistenziali non vuole proporre storie esemplari perché rifiuta la visione eroica della scelta. Più che di eroi, la società moderna pare aver sete di coralità. Ha bisogno di liberarsi di modelli e leadership che codificano o personificano un’idea come unica via possibile al cambiamento. Sente la necessità di non disperdere tutte le altre possibili “resistenze” altrimenti alla deriva e di costruire reti. Gli autori che hanno contribuito a creare questa rassegna hanno scelto di far aderire la loro esistenza e le loro azioni a princìpi collettivi che necessitano solo di maggior coraggio per tornare attuali e proporsi senza timori. Militanze esistenziali si fa promotrice di questo intreccio ideale in cui ciascuno può trovare il proprio ruolo.
Tutti gli incontri si terranno alle ore 18 presso La Feltrinelli Pointdi Arezzo. Informazioni di dettaglio e approfondimenti sono disponibili sui canali social e sul sito web di Segni Concreti.
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Dalila Sansone
Abracadalbero
Alessandro Ristori
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